![lavoro in spagna]()
Francesco Alarico Quarta lavora a Madrid da alcuni anni dopo un’esperienza a Vienna.
Cosa hai studiato in Italia?
Triennale in comunicazione interlinguistica applicata (traduzione ed interpretazione) all’università di Forlì – Bologna.
Specialistica in interpretazione simultanea all’università di Vienna.
Lingue italiano – inglese – tedesco – spagnolo
Cosa ti ha portato in Spagna in piena crisi? E perché partire da una nazione in crisi per andare verso una messa, per certi versi, peggio?
In realtà la nazione di partenza in questo caso non è l’Italia bensì l’Austria!
Il mio percorso è completamente contro corrente rispetto a quello di tanta altra gente che sogna il centro ed il nord Europa ma trova nella lingua uno degli ostacoli maggiori da superare.
Nello specifico Vienna riceve da alcuni anni il riconoscimento di città con la miglior vivibilità del mondo, il che per certi versi rende ancora più assurda la mia personalissima decisione di andarmene via da lì.
Cosa mi ha spinto pertanto verso Madrid?
Riassumerei le ragioni in quattro punti:
- Buona spendibilità della mia laurea nel mercato di lavoro spagnolo
- Affinità ed attrazione verso la cultura spagnola/mediterranea in generale
- Passione divorante per il “baile flamenco”
- Uguaglianza di diritti fra etero ed omosessuali
A tutto questo aggiungerei un pizzico di ingenuità e spirito d’avventura dal momento che all’epoca non mi curavo molto della crisi occupazionale che flagella il paese da anni. Una crisi economica e di valori che fin’ora mi ha colpito solo di striscio.
Approfondiamo i vari punti uno per uno:
1) Nonostante la crisi economica ho pensato che in Spagna la conoscenza ad ottimo livello delle mie lingue straniere mi avrebbe aperto più porte verso il mondo del lavoro rispetto a paesi tradizionalmente meglio preparati in questo senso.
Posso affermare con certezza che l’inglese qui è ancora un valore aggiunto, non un prerequisito.
Ciò rappresentò per me un punto cruciale siccome durante gli anni di università mi resi conto di volermi svincolare a tutti costi dall’ambito della traduzione e dell’interpretazione, settori per i quali non nutro una vera vocazione e che ho approfondito a discapito di altre materie non meno importanti ed interessanti ma totalmente al di fuori del mio piano di studi come economia, diritto, informatica.
In Spagna avrei potuto usare le lingue come chiave verso ambiti completamente diversi a quelli a cui sono stato abituato all’università ed in effetti così è stato; qui a Madrid lavoro in un’azienda di servizi informatici.
2) Il lavoro è un aspetto fondamentale nella vita d’ognuno, tuttavia dopo quasi tre anni in Austria mi resi conto che a lungo termine il fattore determinante per sentirsi integrati in un paese straniero non è il lavoro né lo stipendio bensì la qualità delle relazioni sociali.
L’Austria non è stata capace di appagarmi in questo senso siccome alle amicizie da me coltivate mancava sempre, inevitabilmente qualcosa.
Diciamo pure che innestarsi in un gruppo di amici austriaci è un vero atto eroico: a Vienna si incontrano autoctoni di ogni regione e di ogni vallata alpina dove il tedesco da me imparato a scuola poca utilità incontra nella vita di tutti i giorni.
Mi sentivo crivellato da un fuoco incrociato di tutti i dialetti austriaci esistenti in natura, situazione alla quale scampavo solo nel momento in cui mi relazionavo con una persona alla volta.
Tuttavia quando il circolo si ampliava la situazione tornava a peggiorare ed io a sentirmi escluso.
Non è certo un caso che la maggior parte dei miei amici fossero stranieri o italiani perchè con loro era più semplice empatizzare giacchè a prescindere dalla provenienza eravamo tutti sulla stessa barca, lamentando tutti lo stesso tipo di problema.
Sono stato bene a Vienna, sono stati anni speciali pieni di bei ricordi ed insegnamenti ma una volta conclusi gli studi a 25 anni sentivo che le condizioni erano favorevoli per rimettermi nuovamente in gioco e partire alla volta della Spagna.
Sapevo che se non ci avessi per lo meno provato avrei serbato il rimpianto per tutta la vita
3) Devo però riconoscere che il richiamo del bel tempo e dell’allegria made in Spain – che già conobbi trascorrendo l’estate 2007 a Barcellona per un tirocinio in banca – non sarebbero stati ragione sufficiente per andarmene.
Il valore aggiunto della Spagna che non possiede nessun’altro paese ha un solo nome ed è il Flamenco.
Nutro una passione smisurata per il ballo flamenco da quasi una decina d’anni e che ebbi la possibilità di iniziare a coltivare solo in Austria..
La voglia di imparare a ballare e di condividere questa passione con una cultura e con persone simili a me sono state il motore della mia partenza.
Il caso vuole che proprio qui a Madrid abbia conosciuto una ragazza viennese che per la stessa ragione mollò baracca e burattini per cercarsi un lavoro qua ed imparare a ballare! Che strana coincidenza! E così quest’anno a marzo per la prima volta mi sono esibito in un tablao flamenco madrileño, sperando che le occasioni si moltiplichino col tempo sempre più.
4) Last but not least .. La politica e la società spagnola sono molto più all’avanguardia della cara vecchia Italia (nonchè Austria!) in merito a diritti civili.
Qui ci si può sposare e metter su famiglia indipendentemente dal proprio orientamento sessuale, Madrid è una città vibrante ed aperta dove ognuno vive alla luce del sole per come è, senza grida allo scandalo e senza paranoie.
Non so se mi sposerò mai e se vorrò adottare bambini, il tema non è questo.
Per me è fondamentale che la decisione sia mia e non di una nazione paternalista e secolarizzata che vieta ai suoi cittadini di essere e sentirsi liberi in nome di timori e teorie antiscientifiche ed antidiluviane.
La combinazione di questi quattro fattori insieme rendono la Spagna il mio paese ideale in cui vivo da due anni e mezzo.
Come hai trovato la prima opportunità lavorativa a Madrid?
Per raggiungere Madrid mi avvalsi di una specie di programma Leonardo organizzato dalla provincia di Trento con l’aiuto del fondo sociale europeo che consisteva in vitto e alloggio per 16 settimane, un corso di spagnolo ed un tirocinio presso un’azienda locale.
Parallelamente vinsi un altro concorso, stavolta un programma Leonardo in piena regola, per andare a Granada, gestito da un ente abruzzese che incontrai sul sito scambieuropei.org.
Dovetti sceglierne solo uno (ahimé!) e la decisione ricadde su Madrid.
Ma l’opera non era ancora compiuta del tutto.
Avevo 16 settimane a disposizione per trovare lavoro.
In un primo momento pensai di usare il tirocinio come trampolino di lancio ma mi resi conto che l’agenzia di viaggio in cui lavoravo non aveva opportunità da offrire al di là del tempo stabilito e così mi iscrissi al portale infojobs.es.
Da allora non c’è stato bisogno di fare altro, incontrai l’annuncio di lavoro della mia attuale azienda dopo due settimane, mi iscrissi, quindi mi chiamarono per un colloquio e mi assunsero.
Di cosa ti occupi adesso?
Lavoro in un’azienda di servizi informatici dove mi occupo di installazione e manutenzione di dispositivi d’ufficio e di rete per le filiali internazionali di alcune multinazionali spagnole.
Nello specifico cerco fornitori nei vari paesi, stipulo contratti con essi, organizzo visite onsite presso la sede dei vari clienti per risolvere i problemi del caso, compro e spedisco loro prodotti hardware qualora fossero necessari … mi occupo insomma a livello logistico ed amministrativo di tutta la gestione degli incidenti nei tempi prestabiliti col cliente.
A questo si aggiunge la preparazione di offerte per altri progetti di simile natura, sicuramente la parte più tediosa e frustrante visto che è molto difficile che vadano in porto… ma è un lavoro comunque importante da svolgere.
Per tutto questo le lingue sono fondamentali ancor più delle conoscenze di informatica.
Ogni tanto ci sono traduzioni da fare ma solo sporadicamente.
Com’è il mercato del lavoro nell’informatica a Madrid?
Non essendo un vero informatico è difficile per me valutare il settore.
Posso riportare ciò che vedo nella mia azienda dove il dipartimento di risorse umane, oltre a gestire i propri dipendenti, si occupa di fornirne ad altre aziende.
Per questa ragione i colloqui si susseguono a ritmo giornaliero il che mi fa pensare che tanta crisi nel settore dell’informatica non ce ne sia.
Stando a quanto mi dicono le mie colleghe molto dipende dalle conoscenze richieste.
Profili più semplici sono presi d’assalto da decine se non centinaia di candidature (es. receptionist d’azienda), se invece parliamo di profili più tecnici (es. hacker o sicurezza informatica) il discorso cambia drasticamente e a volte fra i pochi candidati non c’è nessuno che risulti all’altezza del posto.
Bilancio di due anni e mezzo in Spagna?
Dopo due anni e mezzo in Spagna è inevitabile chiedersi se le ragioni che mi hanno spinto a Madrid sono le stesse che ora mi invitano a rimanere.
Vivere in un altro paese è una scelta che si prende tutti i giorni, non una sola volta quando si decide di partire.
Devo dire che adesso sto molto meglio rispetto a quando cominciai, ho acquisito maggiore dimestichezza al lavoro e posso dire che nonostante la complessità del servizio sono capace di gestirlo autonomamente.
Mi sento meno precario rispetto a prima visto che i corsi di formazione dell’azienda più l’esperienza acquisita mi permetteranno di trovare un altro lavoro più facilmente nel caso (spero improbabile) in cui dovessi perdere quello che ho.
Anche se Madrid ha meno disoccuppati rispetto al resto della Spagna il timore di perdere il proprio posto di lavoro e non di non trovarne un altro aleggia sempre nell’aria.
Al momento il tasso generale di disoccupazione è del 24,47%, a Madrid del 19,9%.
A livello sociale non ho di che lamentarmi, diversamente dall’Austria i miei amici qui sono per lo più spagnoli salvo qualche eccezione.
Madrid è una città tradizionalmente aperta dove i “gatos” sono difficili da incontrare, ovverosia i madrileños di terza generazione da parte sia di madre che di padre.
Generalmente la gente proviene da tutte le regioni della Spagna il che fomenta l’incontro e la socievolezza e soprattutto … non si parla dialetto ma spagnolo!
Ancora oggi Madrid è un magnete per giovani e meno giovani che cercano di farsi strada nel mondo e nel proprio settore.
La vita non manca mai ed i bar con i tavoli all’aperto raccolgono l’indole di persone abituate a vivere più in strada che in casa al chiuso.
Per colpa di una lesione ora non posso ballare ma spero di ricominciare presto; nella mia personale scala di Maslow il Flamenco si colloca sulla cima mentre il lavoro, pur piacendomi, segue a ruota.
Diciamo che la sintesi fra i due crea un circolo che si retroalimenta, apportandomi quell’equilibrio che le parti in sé non sarebbero capaci di darmi.
Ballare mi inietta adrenalina e mi silenzia la mente ed anche se non ballerò mai a livello professionale l’obiettivo di farlo anche solo qualche volta all’anno senza che la mia vita dipenda da esso mi arricchisce e mi motiva con qualcosa che i soldi non saranno mai capaci di darmi.
Sono sicuro che la mia amica austriaca sarebbe capace di capirmi!
A tutto ciò si aggiunge il mio compagno con cui sto da qualche mese e che ho incontrato dopo varie fumate nere…
Stiamo bene insieme, insomma, proprio quello che volevo e che sentivo di non poter vivere pienamente in Italia/Austria.
Facendo un bilancio di quello che manca posso affermare che al momento conta di più quello che ho, e non mi posso lamentare della mia situazione attuale.
Che consigli daresti a chi vorrebbe seguire il tuo percorso?
Consiglio a chi voglia venire in Spagna di:
- Parlare bene lo spagnolo. Con l’inglese, salvo eccezioni che sicuramente esisteranno ma che non conosco, non si va da nessuna parte
- Avere delle conoscenze specifiche e/o tecniche che gli altri non possiedono in modo da richiamare l’attenzione dei datori di lavoro o dei dipartimenti di risorse umane visto che spesso possono attingere ad uno smisurato pool di candidati angosciati dalla disoccupazione.
Venire in Spagna per svolgere lavori non qualificati è qualcosa che sconsiglio, ma è solo il mio punto di vista.
In base a quanto ho visto i lavori di profilo inferiore si cercano tramite conoscenze più che annunci di lavoro, che comunque esistono sia ben chiaro, ma come dicevo prima sono presi d’assalto da centinaia di persone.
Più aumentano le conoscenze specifiche meno affidamento si fa su amici e conoscenti, più aumenta la ricerca attiva delle aziende.
Bisogna inoltre ricordare che molte aziende ci marciano ingiustamente sulla crisi e la utilizzano come scusa per peggiorare le condizioni lavorative dei propri impiegati.
Frasi del tipo “la fuori è pieno di gente in fila per il vostro posto”,”se non vi piace siete liberi di andarvene” sono spesso pronunciate e raccontate da datori e lavoratori.
La crisi economica fomenta quella dei valori, ed è qualcosa che sinceramente mi manda in bestia perchè in questi anni c’è chi ci ha guadagnato di brutto sfruttando la disponibilità di persone disposte a fare di tutto a qualsiasi condizione pur di avere un impiego.
Fa notizia nei telegiornali come il lavoro non garantisca affrancamento dalla povertà.
È infatti frequente che un lavoro full-time venga pagato fra i 700 € ed i 900 € netti al mese e non solo a gente senza laurea.
È qualcosa che mi fa male e che mi disillude un po’ visto che in Spagna cercavo una libertà che paradossalmente ho ma che scopro mancare per altri versi.
L’unico modo per proteggersi da tutto questo è formarsi continuamente e fare affidamento sulle proprie competenze.
Inoltre quando si accumula esperienza nella gestione di un servizio si imparano vari trucchi del mestiere che non tutti adoperano con destrezza e che non è immediato trasmettere ad un’altra persona.
Tutto ciò fa sì che l’azienda rispetti di più il lavoratore e le condizioni in cui versa, il che rispecchia un po’ il mio caso.
Non nascondo che al principio guadagnavo anch’io una somma come quelle esposte in alto, fino a quando non mi diedero un aumento che adesso rende il mio stipendio quanto meno “degno”, sempre con la speranza che continui a migliorare.
Il mix dei fattori che mi hanno portato a Madrid giustifica ancora la mia scelta e devo dire che qui sto bene, ma chi punta tutto sul lavoro e lo stipendio per sentirsi realizzato nella vita deve pensarci due volte prima di scegliere la Spagna visto che gli imprevisti si nascondono dietro l’angolo.
Se proprio ci si vuole lanciare verso il centro Europa il mio consiglio è di preferire la Germania all’Austria!
Vienna vi potrà stregare col suo fascino ma almeno in Germania (salvo le zone più meridionali del paese) si parla al lavoro la stessa lingua che si usa in strada perciò chi sa il tedesco sarà capace di gestirsi con maggiore scioltezza in tutte le circostanze della vita quotidiana, superando più facilmente gli inevitabili ostacoli culturali.
Chi vuole impararlo ci riuscirà ad un ritmo decisamente più svelto rispetto che in Austria, ed includerei anche la Svizzera in questo discorso. Ribadisco che il lavoro non è tutto e che vivere all’estero esige la considerazione di tutti gli elementi di cui quest’esperienza si compone.
Hai dei siti web da consigliare a chi sta cercando lavoro (ed altro in Spagna)?
Infojobs.net , primerempleo.com
Grazie Francesco e buon proseguimento a Madrid!